mercoledì 15 dicembre 2010

pussa!!!

La mia patuti ha iniziato a dire le prime paroline, creando degli irresistibili mix tra lingue che la rendono ancora più adorabile.
A volte mi insegna qualche parola in tedesco, spesso si fissa che alcune parole sono universali (come acqua, che significa bere, lavarsi, fiume, mare ecc ecc ecc. in italiano, arabo e tedesco, e guai a contraddirla)... Ma la sua parola preferita è "pussa".
Dire "pussa" le da davvero soddisfazione, soprattutto perché "pussa" può venire accompagnato dal gesto della sua manina che muove davanti al suo naso.
Oggi, prima della doccia, per convincerla le dico: "Amore, andiamo a fare la doccia?"
Patuti: "NEIN!!"
Mamma di patuti: "Ma daii!!! Senti questi piedini?!Puzzano!".
Dopo estenuanti trattative che in confronto quelle di Berlusconi per salvare il governo devono essere state assai più semplici (mica Patuti si fa convincere dal pagamento del mutuo!) si convince.
Asciugandola le faccio: "Non è meglio? Senti ora questo piedino come profuma!!"
"NEINNNNNNNNNNN!!", che è poi la sua parola preferita...
"Nein che?!"
"Nein, pidi pussa". (No, il piedino puzza!)

venerdì 10 dicembre 2010

Caro Babbo Natale

Caro Babbo Natale,
non ti scrivo da qualche anno, ma quest'anno ho davvero bisogno di te, di un miracolo che solo il Natale potrebbe fare.
Caro Babbo Natale, regalami una vacanza. una vacanza vera, in cui io non debba muovere un dito. In cui qualcuno pensi a rendere pulito lo spazio che mi circonda, a renderlo ordinato, in cui non ci siano lotte per lavare i dentini, lotte per lavare le mani, lotte per mangiare, lotte per giocare, lotte per avere cinque minuti di pace a pancia all'aria. Una vacanza in cui non ci siano aerei da prendere il martedì mattina alle 4, una vacanza in cui io posso ricominciare a pensare ai miei pensieri, possa coccolarli un po', possa coccolarmi un po'. Una vacanza in cui abbia finanche il tempo di scrivere sul blog quanto voglio. Una vacanza in cui non si siano pensieri brutti, ma solo belli, in cui questa precarietà possa finalmente palesarmi i suoi aspetti positivi, sempre che ce li abbia. Una vacanza in cui non debba correre dalle 8 a chissà quando, in cui possa apprezzare il valore delle piccole cose che mi circondano e che ormai appaiono appannate dalla routine.
Oppure, caro Babbo Natale, regalami una vocazione. Quella a fare la mamma ventiquattro ore su ventiquattro, quella a farlo con gioia, quella a farlo senza lamentarmi.
Caro Babbo Natale, pensaci tu.